ARTICOLI - DEVOZIONALE



IL CUORE DI UN ADORATORE

Oggi molti cristiani parlano di un rinato desiderio – perfino un nuovo desiderio – di adorare il Signore in modo più profondo, più denso di significato. Ma cos’è la vera adorazione? Qual è l’essenza assoluta, il comune denominatore, in tutta l’adorazione? Credo si trovi nelle vite di uomini come Abramo e Giobbe, i quali adorarono nel bel mezzo di circostanze che mandavano in pezzi la loro esistenza.

L’essenza fondamentale dell’adorazione è: Nonostante le circostanze negative o un totale tumulto emotivo, io piego il mio cuore e la mia vita davanti a Dio Onnipotente, riconoscendo la Sua suprema Signoria.

La linea  di partenza dell’adorazione è confessare la Signoria di Dio quando tutto intorno a te grida, “Dio è ingiusto! Non ti ama! Ti ha abbandonato!”. A quel punto, il vero adoratore dice.

“Il Signore è Dio. Sia benedetto il nome del Signore”.

Forse questo è ciò che il salmista intendeva quando diceva: "Una profondità chiama un'altra profondità al fragore delle tue cascate, tutte le tue onde e i tuoi flutti son passati su di me" (SALMO 42:7). Nel contesto di questo versetto, lo scrittore sta parlando di una profonda turbolenza emotiva in tempi di difficoltà. Quando tutto ci crolla addosso come una rombante cascata, dobbiamo ricorrere alla fede profonda che abbiamo in Dio.

Quando ci sentiamo travolti e non sappiamo perché Dio ha permesso una situazione nella nostra vita, dobbiamo riaffermare la nostra fede in Dio. "Ecco mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare. Soltanto, io difenderò di fronte a Lui il mio comportamento” (GIOBBE 13:15). Questa è la nostra parte più profonda, quell’espressione dell’intimo delle nostre anime che afferma la nostra fiducia in Dio senza guardare le circostanze della vita che cambiano.

L’adorazione è il profondo dentro di noi che chiama la profondità di Dio.

A volte questo livello di adorazione si esprime meglio nella quiete "Fermatevi e riconoscete che Io sono Dio" (SALMO 46:10).

Questo versetto non ha nulla a che vedere con la lode, ma certamente si adatta all’adorazione. Alcune volte la nostra adorazione non è costituita da parole o frasi, ma coinvolge l’umile prostrazione delle nostre anime davanti a Dio, contemplando la Sua grandezza in silenzio.

Dal momento che l’adorazione è un’espressione d’amore, funziona spesso come l’amore coniugale. L’amore non sempre ha bisogno di essere verbalizzato per essere espresso od apprezzato. A volte lo si trasmette con lo sguardo meglio che con le parole. L’adorazione coinvolge il “contatto visivo” con Dio.

Adorare significa guardare Dio negli occhi!

Mai rimandare l’adorazione

Quando fronteggiamo circostanze difficili, abbiamo la tendenza a lamentarci subito e rimandare l’adorazione a più tardi. Ma Gesù dice: "Ma l'ora viene, anzi é già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori"(GIOVANNI 4:23). L’adorazione opera al presente. I veri adoratori non sono soddisfatti di aspettare a lodare Dio quando saranno davanti al Suo trono nei cieli.

Il fatto che abbiamo adorato in passato, o che un’adorazione gloriosa ci attende in futuro, non è abbastanza.

Ora è il tempo di entrare nell’adorazione!

"Beato il popolo che conosce il grido di gioia, esso cammina, o Signore, alla luce del Tuo volto" (SALMO 89:15).

L’adorazione s’impara!

Non è un talento col quale nasciamo e nemmeno un dono speciale per pochi eletti. Adorazione è l’arte di esprimerci davanti a Dio e dobbiamo impararla ed aprire i nostri cuori come canali per lo  Spirito Santo.

Come predicare è un’arte che s’impara, la nostra abilità a adorare si sviluppa attraverso applicazione ed esperienza. L’adorazione non s’impara leggendo dei libri o frequentando corsi e seminari. Come la preghiera, l'adorazione s’impara esercitandola.

Non dovremmo essere impazienti con noi stessi se non siamo in grado di adorare come vorremmo. Imparare la pienezza dell’adorazione è un processo graduale e non risulta facile. Le lezioni che Dio porta nelle nostre vite per insegnarci a adorare possono a volte essere drammatiche come quelle di Abramo, Giobbe e Davide. Rispondere positivamente nell’adorazione invece che lamentarci delle circostanze, ci farà crescere come adoratori. In molte chiese c’insegnano a lavorare e a testimoniare, ma non c’insegnano a adorare.

Dio cerca adoratori

Noi sappiamo dalle parole di Gesù stesso che il Padre cerca adoratori (vedi Giovanni 4:23). Dio gradisce lo stile di vita degli adoratori; nulla Gli piace di più del tipo di vita dimostrata da un adoratore. È nostro dovere piacerGli imparando a diventare sempre più simili a Gesù ogni giorno.

Noi vogliamo essere adoratori, ma a volte non comprendiamo completamente ciò che comporta. Una delle manifestazioni più evidenti d’adorazione nel Nuovo Testamento è la storia della peccatrice che unse i piedi di Gesù. Esaminiamo questo racconto in Luca 7:36-50 per vedere più da vicino le qualità che caratterizzano un adoratore:

Uno dei farisei lo invitò a pranzo ed Egli, entrato in casa del fariseo si mise a tavola. Ed ecco una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai piedi di Lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio.

Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: "Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna é questa che lo tocca; perché é una peccatrice".

E Gesù, rispondendo gli disse:"Simone, ho qualcosa da dirti".

Ed egli:"Maestro, dì pure".

"Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E poiché non avevano di che pagare, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro, dunque, l'amerà di più?"

Simone rispose:"Ritengo sia colui al quale ha condonato di più".

Gesù gli disse:" Hai giudicato rettamente".

E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Per questo, io ti dico:suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco é perdonato, poco ama".

Poi disse alla donna:"I tuoi peccati sono perdonati".

Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi:"Chi é costui che perdona anche i peccati?

Ma Egli disse alla donna:"La tua fede ti ha salvata; va in pace". 

Quando questa donna venne alla presenza di Gesù, stava piangendo. Questa era la manifestazione esterna di un cuore profondamente commosso davanti al Suo Signore. Era pentita, sopraffatta, senza riserve. Non stava dando spettacolo; le lacrime di questa donna erano sincere.

Confesso che, come uomo, trovo molto difficile piangere. Sono state poche le volte che ho pianto davanti a Dio. Questo mi mette in crisi, perché io chiedo, “Signore, forse il mio cuore è troppo duro davanti a te? Io voglio essere morbido e tenero alla tua presenza!”

Gli episodi d’adorazione più rilevanti nella mia vita sono stati quelli che mi hanno visto piangere davanti a Dio. Un cuore rotto e le lacrime sono davvero elementi chiave nell’adorazione.

Il vero significato dell’adorazione

Notiamo anche che questa donna ha baciato i piedi di Gesù. Questo è un bell’aspetto dell’adorazione, perché la parola Greca utilizzata per indicare adorazione – proskuneo – significa “baciare la mano, rendere omaggio baciando la mano, prostrarsi in adorazione”.

La derivazione di proskuneo si pensa derivi dal termine Greco “cane”. Quindi il significato originale era “baciare, come un cane che lecca la mano del padrone”.

Quando ho fatto questa scoperta sono rimasto quasi scandalizzato da quest’idea. Ho chiesto a Dio: “Signore, io sono davvero un cane davanti a te? E questo ciò che io sono per te?” Ma il Signore incominciò ad insegnarmi alcune cose molto belle attraverso lo studio dell’origine delle parole.

Benché io sia sempre stato un amante dei cani, ho posseduto un cane soltanto per un anno quando ero ragazzo. Fra le mie memorie più care di “Buster”, c’è il ricordo di quando tornavamo dalla chiesa e lui ci salutava alla porta. Potevamo sentire il rumore della sua coda che batteva contro il muro sin da fuori e il rumore delle sue zampe che grattavano la porta. E quando entravamo in casa lui ci saltava addosso! Saltava, ci leccava, scodinzolava, girava su sé stesso, sembrava non ci vedesse da settimane.

Ricordando queste cose, il Signore sussurrò al mio orecchio “ E tu QUANTO sei felice di rivedermi quando si tratta di entrare alla mia presenza nella casa del Signore?”

E poi capita che il tuo cane venga a sedersi vicino a te, ma lui non si accontenta di sedersi vicino; lui vuole accucciarsi sui tuoi piedi.

I cani desiderano contatto fisico con i loro padroni.

Non accontentiamoci di stare vicino al Signore; stiamo sul Suo cuore!

Timore degli uomini o timore di Dio?

Gli adoratori non passano inosservati. Attireranno l’attenzione. Per questo motivo molti si trattengono e non entrano nella pienezza dell’adorazione. Temono l’opinione degli altri. Una tale pressione condiziona l’adorazione. Ha trattenuto i credenti infinite volte dal ricevere benedizione e dall’aprire i loro cuori al Signore. Alcuni potrebbero dire “Oh, è la solita sorella Brown che fa le solite cose”. Altri potrebbero scuotere la testa e pensare “Straaaano”. Ma questo è una parte del prezzo da pagare per essere veri adoratori.

Naturalmente Maria non seguiva la forma convenzionale dell’adorazione – lei piangeva, baciava e asciugava i piedi di Gesù con i capelli – Nei Salmi non si parla d’aspergere profumo sui piedi del Signore. Lo stesso Davide non diede disposizioni di questo tipo. Così dobbiamo chiederci: quanto siamo tolleranti davanti ad un’espressione d’adorazione genuina, unica e “sopra le righe” ?

Non ci sono formule per adorare perché l’adorazione è una funzione del cuore ed il cuore troverà la sua espressione in una varietà di forme esteriori.

Davide scortò l’Arca dell’alleanza a Sion, e vestito di un ephod di lino danzò davanti al Signore con tutta la sua forza, tanto che fu giudicato da sua moglie, Michal "Come Davide tornava per benedire la sua famiglia, Mical, figlia di Saul, gli andò incontro e gli disse: "Bell'onore si é fatto il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!" (2 SAMUELE 6:20)

A causa della sua critica, Michal fu sterile per il resto della vita. Allo stesso modo, se critichiamo gli atti di genuina adorazione, siamo in pericolo di  sterilità spirituale.

Al giorno d’oggi nella chiesa nulla è oggetto di controversia più dell’adorazione. Intere chiese si sono divise sul tema dell’adorazione e del modo giusto per condurla. Davanti a noi c’e una scelta da fare: decidere se piacere agli uomini o piacere a Dio. È raro piacere ad entrambi.

Risposta all’amore di Dio

Maria non si curava della disapprovazione degli altri pur di sentire da parte del Maestro “ben fatto”. I discepoli sicuramente stavano pensando “Perché Gesù non fa qualcosa? Questa donna è senza dubbio fuori dall’ordine stabilito! Perché non la manda via? Perché le permette di andare avanti?” E quando finalmente Gesù le diede la propria attenzione, i discepoli tirarono un sospiro di sollievo “Era ora che prendesse in mano la situazione!” Ma invece di sgridarla Gesù la lodò.

Che consolazione per chi adora, Lui risponde! Si rivolge a noi! Lui ci parla, perché è impaziente di farlo. I discepoli avevano  molto da imparare sull’adorazione, ma fu necessaria una peccatrice, una persona che non era stata educata a adorare, per rivelare il cuore di un vero adoratore ai discepoli.

La maturità spirituale non c’esenta dall’essere veri adoratori. Non “cresceremo” mai abbastanza tanto da considerarci “superiori” all’adorazione per Dio.

In Apocalisse leggiamo degli anziani che si prostrano a adorare davanti al trono di Dio "Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti e regneranno sulla terra". (APOCALISSE 5:8,9)

In verità, ci sarebbe una gran responsabilità ad essere fra gli anziani e coloro spiritualmente maturi che adorano il Signore essendo d’esempio per gli altri.

Il potere purificatore dell’adorazione

Le ultime parole di Gesù alla donna I tuoi peccati sono perdonati contengono una bella lezione. La donna adorava e quindi ha ricevuto perdono e purificazione. Il punto è che è possibile avvicinare Dio nell’adorazione anche se c’è del peccato nella nostra vita, ed essere purificati. Ma troppo spesso noi permettiamo ai sensi di colpa di derubarci delle  benedizioni.

C’è stato un periodo della mia vita nel quale mi tormentavo con un peccato specifico e ricorrente che avevo difficoltà a vincere. E quali sensi di colpa quando era il momento dell’adorazione! Non trovavo pace perché mi sentivo un fallimento davanti a Dio. Mi ritiravo dalla presenza di Dio, pensando che Lui non fosse interessato ad un figlio peccatore. Per anni ho permesso al senso di colpa e alle accuse di derubarmi della benedizione di una continua comunione col Padre!

Avevo bisogno di imparare che non dovevo mai permettere al peccato di impedirmi un’intima comunione con Dio. Dio non si scandalizza del peccato nella nostra vita. Non ci condanna e non ci tiene alla larga.

Convinzione contro Condanna

Dio convince di peccato, ma non condanna mai. Convinzione e condanna sono due poli opposti. La convinzione ci porta al pentimento, la condanna alla disperazione.

La convinzione vince sul peccato mentre la condanna sfocia in abbietta sconfitta. La convinzione  produce motivazione davanti a Dio mentre la condanna ci lascia stanchi e senza forza. Dio convince mentre noi condanniamo.

"Infatti Dio non ha mandato Suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui". (GIOVANNI 3:17)

La sentenza di Gesù per la donna colta in adulterio, dopo che i suoi accusatori se n’erano andati, fu

"Neppure Io ti condanno; va e non peccare più". (GIOVANNI 8:11)

Colpa e condanna sono fra i più grandi ostacoli nei nostri culti d’adorazione. Per troppo tempo abbiamo ascoltato la soluzione sbagliata. Ci hanno detto “Pentiti prima davanti al Signore, ricevi la sua purificazione, e dopo potrai adorarlo. Non entrare alla Sua presenza, se prima non sei stato purificato”. Ma Dio non ha mai detto niente di tutto ciò! Questa è una soluzione umana. Il Signore mi ha rivelato la Sua soluzione un giorno mentre meditavo questo passaggio in Luca 7. Rimasi impressionato dal fatto che Dio non dichiarò il perdono a questa donna prima che lei lo adorasse in questo modo bellissimo e stravagante. La sequenza fu questa: prima lei lo adorò e poi fu perdonata!

Gesù non disse mai: “Aspetta un minuto. C’è del peccato nella tua vita! Non cercare di avvicinarti a me in questo stato!” Al contrario ha detto “Vieni vicino a me, appoggiati sul mio cuore, abbiamo comunione l’uno con l’altro.” Quindi pronunciò la sua promessa “e tu sarai purificata mentre mi adori!”

Non dobbiamo essere purificati per poter adorare, noi adoriamo e quindi siamo purificati. L’unica eventualità nella quale non possiamo adorare Dio se abbiamo peccato è quando non abbiamo intenzione di cambiare. Adorare se abbiamo intenzione di rimanere nel peccato, senza alcuna intenzione di pentirci e cambiare, è da ipocriti. Ma adorare nonostante siamo peccatori, quando siamo coscienti del peccato e desideriamo ricevere la forza di Dio per avere vittoria su di esso è il primo passo verso la soluzione.

Entrare alla Sua presenza

Io non sto sostenendo una nuova corrente di pensiero di “grazia a buon mercato”.  Dio odia il nostro peccato! Nessun peccato può sopravvivere alla presenza di Dio. Questo è precisamente il motivo e perciò, quando abbiamo bisogno di purificazione, dobbiamo andare alla Sua presenza. Lì riceviamo guarigione, purificazione, santità e purezza. Questo era il messaggio di Charles Wesley quando scrisse:

Gesù, amore dell’anima mia

Lasciami riposare sul Tuo cuore

Mentre le acque rumoreggiano

Mentre infuria la tempesta

Con te trovo piena grazia

Grazia che copre tutti i miei peccati

Lascia che il fiume di guarigione abbondi

Rendimi e mantienimi puro

Troppo spesso, nel dolore del senso di colpa e di condanna, ci siamo sottratti da soli alla sorgente della guarigione e del perdono. La condanna ci ha spostato dal reale balsamo che guarisce i nostri cuori!

La condanna ci deruba della purificazione benedetta che viene dall’adorazione. La condanna è un vortice che aspira la nostra vitalità spirituale fino ad esaurirci. Più ci asteniamo dall’adorazione, più cresce la nostra separazione da Dio. È nostro privilegio in quanto redenti da Dio, il poterci avvicinare a Lui in momenti di peccato e impurità per ricevere la potenza purificatrice che sgorga dalla Sua presenza.

Il fiume della vita

Nell’adorazione noi siamo resi partecipi del fiume che sgorga dal trono di Dio. Il salmista scrisse di questo fiume "C'é un fiume i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell'Altissimo". (SALMO 46:4)

Questa è un’allusione all’acqua di Siloam i cui diversi corsi d’acqua scorrevano sotto e attraverso Gerusalemme e rifornivano d’acqua la città. Allo stesso modo lo Spirito Santo ci provvede nuove acque quando lo adoriamo dal profondo del nostro essere.

Attraverso la nostra adorazione,  il fiume di Dio lava le nostre anime con purificazione e ristoro.

Quando Ezechiele fu preso dal fiume divino, l’acqua salì dalle sue caviglie alle  ginocchia e poi alla  vita fino a quando non gli fu più possibile camminare. Durante quest’esperienza Ezechiele ricevette queste parole " Avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque girerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce; poiché queste acque entreranno là; quelle del mare saranno risanate e tutto vivrà dovunque arriverà il torrente". (EZECHIELE 47:9)

Quando il fiume di Dio inizia a fluire durante la nostra adorazione, porta vita, abbondanza, guarigione, lava i cuori rotti e ristora le anime inaridite.

Per gentile concessione di Bob Sorge
http://www.oasishouse.net

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